
Tunguska, qualcosa salverà la Terra?
di Gianluca Viappiani
In Siberia esisterebbe una struttura aliena capace di distruggere o deviare i corpi celesti in rotta di collisione con il nostro pianeta.
Premessa
La mattina del 30 Giugno 1908 alle ore 7,14, un meteorite roccioso di 60 metri di diametro penetra l’ atmosfera ed esplode sopra la Siberia Orientale a circa 6-8 Km d’altezza. L’energia liberata è spaventosa, pari a 1000 bombe atomiche come quella di Hiroshima, la foresta è rasa al suolo per oltre 2000 Km².
Il mondo si accorgerà di quest’evento solo vent’anni dopo grazie alla caparbietà di uno scienziato di nome Leonard Kulik, senza il quale sarebbe rimasto un avvenimento pressoché sconosciuto. Qualcuno potrebbe addirittura domandarsi perché la comunità scientifica è tuttora interessata a un fatto capitato un secolo fa. In realtà esistono diversi motivi che lo rendono ancora estremamente interessante e attuale:
- perché è stata la più imponente deflagrazione di un meteorite a memoria d’ uomo che si possa studiare;
- perché comprendere la dinamica dell’esplosione di Tunguska può aiutare a difenderci da minacce simili future;
- perché se tale esplosione dovesse accadere nel nostro tempo, con buone probabilità sarebbe scambiata per un attacco nucleare da parte di una potenza straniera, in quanto gli effetti conseguiti sono del tutto simili a quelli di un’esplosione di tipo atomico;
- perché non sono mai stati trovati resti del corpo cosmico esploso a Tunguska, nessun cratere, nessun frammento, solo micro particelle incastrate negli alberi sopravvissuti alla catastrofe.
Teoria su Tunguska
Nel corso degli anni sono state elaborate tantissime teorie su Tunguska, ma nessuna è mai riuscita a chiarire completamente quel che è avvenuto in quel ormai lontano 30 giugno 1908. Da qualche anno a questa parte, sta avanzando l’ipotesi della presenza in Siberia di una costruzione tecnologica non terrestre atta a difendere la Terra dalle minacce dei corpi celesti in rotta di collisione con il nostro pianeta. L’installazione aliena sarebbe intervenuta a Tunguska sottraendoci da una catastrofe ben maggiore.
Vediamo chi ha ideato questa teoria. Si tratta di due ricercatori che in maniera del tutto indipendente sono arrivati a conclusioni simili:
- il Dr. Costantino Paglialunga
Laureato in Chimica presso l’Università di Camerino. Svolge attività di libero professionista dopo aver insegnato, per oltre 20 anni, chimica. Ha condotto una serie di ricerche, in particolare nel territorio russo. Ha frequentato per svariati anni l’ambiente cosmonauticorusso.
- il Dr. Valery Mikhailovich Uvarov
Capo del Dipartimento di Ricerche Ufologiche, Paleoscienza e paleotecnologia al National Security Academy di San Pietroburgo Russia.
Come funziona l’impianto?
La distruzione o la deviazione dei corpi celesti afferma Uvarov, si ottiene utilizzando enormi globi di plasma, prodotti dal “macchinario alieno”.
“Quello che nel 1908 migliaia di persone videro in gran parte della Siberia era il loro volo, con il risultato che i testimoni dell’evento di Tunguska attribuirono l’intero fenomeno alla comparsa di una serie di fulmini globulari! Apparentemente le sfere di “Plasma” sono prodotte da un generatore di energia situato nelle profondità della Terra”. Troviamo importanti conferme dell’esistenza di questa installazione nei racconti tradizionali della popolazione locale situata vicino alla zona dell’esplosione di Tunguska. Le leggende narrano di “fulmini ardenti”, “sfere fiammeggianti” e di tremende esplosioni col risultato che per centinaia di chilometri la superficie circostante si è ridotta ad un deserto disseminato di rocce. Il nome antico di questi luoghi in lingua Yakuta è Ulyuyu Cherkechekh, che significa “Valle dellaMorte”.

Cartina elaborata da Costantino Paglialunga, il cerchio rosso rappresenta l'area dei testimoni dell'evento di Tunguska, quello blu l'ubicazione dell'installazione aliena.
Ma una teoria come questa deve necessariamente avere riscontri concreti che la rendono credibile. A tal proposito si potrà trovare nelle frasi seguenti una raccolta esaustiva di informazioni.
Parametri di riscontro
L’evento accaduto a Tunguska è solo l’apice di una serie di manifestazioni cominciate ben due mesi prima. Questi fenomeni "anomali" sono imputati secondo Valery Mikhailovich Uvarov a effetti collaterali dell’impianto siberiano mentre attingeva energia dal pianeta, al fine di produrre enormi globi di plasma destinati a distruggere il corpo cosmico.
1) L’ubicazione stessa dell’installazione non sembra essere casuale: il periodico scientifico Russo Tekhnika Molodiozhi (numero 1, 1984) avrebbe pubblicato l'esito di una ricerca che parla di una "super-amomalia" magnetica (definita il terzo polo magnetico terrestre) le cui origini arrivano da una profondità di mezzo raggio terrestre, sotto la Siberia orientale. Questa sembrerebbe l’ubicazione e la fonte dalla quale si alimenta il macchinario alieno.
2) L’effetto dell’installazione fu così potente che nei giorni precedenti l’esplosione del 30 giugno, in molti paesi d’ Europa, così come nella Siberia Occidentale, l’oscurità notturna fu sostituita da un’insolita luminosità, come se quelle aree stessero sperimentando il fenomeno delle “notti bianche” tipico dell’estate ad alta latitudine. Ovunque facevano la loro comparsa nubi argentee che si estendevano da est a ovest lungo le linee di forza, risplendenti nella luce dell’alba e del crepuscolo. Probabilmente questa enorme energia sprigionata era un effetto collaterale dell’installazione che stava immagazzinando una grande quantità di energia dal pianeta.

Fenomeno delle notti bianche a San Pietroburgo
“Un’attenta disamina delle anomalie ottiche riscontrate nel periodo tra giugno e luglio del 1908 conferma la supposizione che i primi segni fossero ravvisati già diversi giorni prima della caduta del meteorite: si suppone il 23, 25 o 29 giugno. Tali anomalie includono anomali bagliori nel cielo, nubi nottilucenti luminose non viste prima, disturbi nel normale cammino dei punti neutri Arago e Babinet e la comparsa di aloni solari prolungati. All’inizio del 1° luglio scomparvero in maniera esponenziale”. (Vladimir N. Vasilyev Planet.Space Sci., vol.46, N.2/3., 1998)

Il grafico elaborato da Vladimir Vasilyev evidenzia le anomalie riscontrate nei giorni precedenti l’evento
3) Prima e dopo l'esplosione di Tunguska furono registrate in Antartico delle Aurore Boreali non previste, cioè non provocate dal sole. Lo studio è stato pubblicato negli anni '60 dagli studiosi Kovalevsky, Ivanov, Plehkhanov,Zhuravlyov e Zolotov. La domanda è questa: Come possono esserci aurore boreali se non è il Sole a provocarle? Forse è un altro "effetto collaterale" dell'impianto Siberiano?

Aurora Boreale
4) Il professor L. Weber dell’ Università di Kiel osservò deviazioni regolari, periodiche e inusuali dell’ago della bussola. Questo effetto si ripeté ogni pomeriggio dal 27 giugno fino al 30 giugno 1908 (il giorno dell’evento). Le registrazioni sembravano quelle di tempeste geomagnetiche, in genere associate con l’attività elettrica solare, che però non erano previste per quel periodo. Da cosa furono generate queste anomalie: un altro effetto collaterale dell’impianto siberiano?

Università di Kiel
5) Secondo le ricerche del geofisico Andrei Ol’khovatov proprio il giorno della immane catastrofe in quella zona erano in corso sia perturbazioni simiche che meteorologiche di grande entità. Come ha notato E. Krinov, uno dei ricercatori che si è occupato di Tunguska: “Vi era la sensazione dell’avvicinarsi di qualche insolito fenomeno naturale”. E’ lecito pensare che tutta quella zona fosse soggetta a sconvolgimenti ambientali dovuti all’enorme energia raccolta dall’installazione.
6) Nei prossimi punti di questo paragrafo si elencheranno vari avvenimenti che fondano la loro attendibilità sulle dichiarazioni dei testimoni, quindi senza alcun riscontro scientifico che ne sostenga la veridicità:
A) I primi a venire a conoscenza dell’incombente calamità furono gli sciamani delle tribù locali: due mesi prima dell’esplosione nella taiga iniziarono a circolare voci sulla prossima fine del mondo. Gli sciamani (dopo aver appreso dagli antenati il volere degli dei) cominciarono a spostarsi da un insediamento all’altro, avvertendo le popolazioni limitrofe dell’imminente cataclisma, le quali cominciarono a trasferirsi con le proprie mandrie in posti più sicuri.
L’esodo degli Evenki iniziò subito dopo il raduno, avvenuto nel mese di maggio, di tutti i clan nomadi. “Gli anziani stabilirono che bisognava cambiare il tracciato ciclico delle loro emigrazioni e che i clan dovevano spostarsi assieme lungo quello nuovo. Vi fu quindi un’importante circostanza rituale nella quale il annunciò la . Anche gli animali selvatici, rispondendo istintivamente all’influsso negativo del crescente campo elettromagnetico, cominciarono ad andarsene. Gli uccelli abbandonarono le loro aree di nidificazione, i cigni lasciarono i laghi, i pesci scomparvero dai fiumi. Un’immensa distesa di taiga, estesa varie decine di migliaia di chilometri quadrati, perse la propria fauna; nelle zone di pericolo rimasero soltanto coloro che non credevano alle parole degli sciamani.

Sciamano fotografato durante un rito
B) Uvarov riferisce la generazione delle sfere di plasma riportando i resoconti dei testimoni: “A nord-ovest comparve una colonna infuocata a forma di lancia di circa 6 metri di diametro. Una volta scomparsa, si udirono cinque forti e secche detonazioni, come colpi di cannone, distinte e a breve distanza le une dalle altre”. “Dalla stazione commerciale di Teteria furono avvistate colonne di fuoco in direzione nord. Anche in altri luoghi (Kezma, Nizhne-Ilimsk,Vitim) che non si trovavano lungo un’ unica direttrice, si osservarono "colonne di fuoco".

C) Presso la miniera di Stepanovsky (vicina alla città di yuzhno-Eniseisk), trenta minuti prima della caduta del meteorite iniziò un terremoto…
In questo istante un testimone che si trovava nei pressi di un piccolo lago improvvisamente vide questi prosciugarsi e dal fondo aprirsi come dei battenti di una porta. Sui bordi delle due gigantesche ante erano visibili delle dentellature. Il testimone preso dal panico fuggì e solo dopo aver percorso una considerevole distanza cadde; potè quindi osservare da lontano che al posto del lago ora si innalzava una "colonna di luce splendente", alla cui sommità si trovava una sfera, il tutto accompagnato da un terribile rimbombante ronzio. I suoi abiti presero fuoco ma senza fiamma e le radiazioni gli bruciarono viso e orecchi.
D) Persone sbalordite asseriscono di aver visto volteggiare sopra il sito dello schianto i globi di plasma sino a tarda sera. Questo fatto fu notato da gran parte degli osservatori.
E) La “Valle della Morte”, il luogo dove sarebbe ubicata l’installazione aliena, si estende per oltre 100000 chilometri quadrati. Il territorio è una massa uniforme di acquitrini, alternati da una taiga pressoché inaccessibile. In quest’area esistono testimonianze della presenza di oggetti metallici di origine ignota, realizzate con un metallo sconosciuto che assomiglia al rame, ricoperte da una patina simile allo smeriglio talmente dura che neanche uno scalpello è in grado di graffiarla.
Intorno a questi “calderoni” la vegetazione crescerebbe in maniera abnorme e all’interno la temperatura sarebbe mite anche al clima più rigido. In tempi passati i cacciatori che vi hanno pernottato sono morti o si sono ammalati gravemente, il che fa pensare ad una qualche forma di radiazione. Non esistono foto che provino l’esistenza di queste costruzioni, gli unici riscontri, oltre alle testimonianze, sono antiche denominazioni di luoghi parzialmente tramandate nel tempo: “torrente del calderone”, “casa di ferro”, “posto del calderone”, “il grande calderone affondato”, “luogo della fiocina a tre lati” ecc. che però risultano introvabili dato che ognuno di questi toponimi rappresenta centinaia se non migliaia di chilometri quadrati in un ambiente tra i meno ospitali del pianeta.
Costantino Paglialunga ci riferisce di un’importante testimonianza: «Fu il generale dell'aeronautica russa Vasily Alekseev, ex agente del Kgb, a svelarmi quella che forse è la parte più importante dell'enigma. Mi disse che nella zona più disabitata della Siberia esistevano costruzioni metalliche che non erano terrestri». «Mi raccontò che i militari russi sono da molti anni al corrente dell'esistenza in Siberia di strane costruzioni metalliche non terrestri. La zona è stata per molto tempo sotto segreto militare con il divieto di sorvolo. E quella zona è tuttora superprotetta perché vi sono stati trovati importanti giacimenti di diamanti e d'oro».

“In tempi passati i più audaci tra i cacciatori locali presero a trascorrere la notte in quelle stanze; perché al loro interno la temperatura era mite, poi però costoro iniziarono ad ammalarsi gravemente e quelli che avevano passato li diverse notti di seguito ben presto morirono”.
6) Negli archivi dell’ex osservatorio meteorologico e magnetico di Irkutsk, sono state scoperte annotazioni scritte da A. K. Kokorin, osservatore meteorologico, a circa 600 chilometri di distanza dal luogo dell’esplosione di Tunguska. Nel suo registro, nella sezione “Note”, è contenuto un commento di eccezionale importanza, il quale indica che nella circostanza in questione vi era più di un corpo in volo.
“Alle 7.00 due cerchi (sfere) infuocati di dimensioni gigantesche ( 60 metri di diametro secondo le testimonianze oculari) sono apparsi In direzione nord, per poi scomparire a distanza di 4 minuti; subito dopo il loro allontanamento si è udito un forte rumore , simile a quello dl vento, che si propagava da nord a sud e che è durato circa 5 minuti, ad esso sono seguiti suoni e tuoni, come detonazioni di enormi armi da fuoco, che hanno fatto tremare le finestre. Queste sono durate 2 minuti …. e ad esse è seguito un suono secco come quello di un colpo di fucile, questi ultimi suoni sono durati 2 minuti. Tutto è avvenuto in piena luce del giorno.”
Si tratterebbe delle sfere che si stavano dirigendo sul luogo dell’esplosione; da notare l’ora dell’ avvistamento: le 7,00 AM. L’esplosione di Tunguska avvenne alle 7,14.

7) Il geofisico Andrei Ol’khovatov afferma che la disposizione degli alberi attorno all’epicentro dell’esplosione, non suggerisce in alcun modo l’idea del violento impatto di un corpo celeste, bensì l’effetto vorticoso di un plasma di altissima energia: infatti questo effetto di vortice che avrebbe fatto letteralmente ruotare gli alberi – come di fatto si è verificato nell’area dopo l’esplosione – è maggiormente pronunciato nell’epicentro che non a 20 chilometri di distanza da esso. Invece, se la causa dell’esplosione fosse stata un corpo celeste si sarebbe dovuto osservare l’esatto contrario.
Tratto da “L’interpretazione tettonica dell’evento di Tunguska del 1908”.

Cartina elaborata da Ol’ Khovatov che mostra la disposizione non regolare degli alberi abbattuti
8) E’ risaputo che alcune chiazze di vegetazione nel luogo dell’esplosione sono rimaste misteriosamente intatte. Merito probabilmente delle nuvole a “pecorelle”, che avrebbero protetto alcuni sprazzi di terreno dal rogo irradiante. I testimoni raccontano dell’esplosione come una grande luce improvvisa “cinquantamila volte più luminosa del sole” accompagnata da un “calore terribile” e da una “spaventosa lingua di fumo nero”.
L’ astronomo Felix Zigel scrisse nel 1961 su Znaniye-Sila: “Secondo le testimonianze raccolte si può affermare che l’ energia radiale dell’esplosione di Tunguska era pari a un’ alta percentuale dell’ energia totale.
Un esplosione chimica è da escludersi perché in un scoppio di questo genere il rapporto dei parametri è molto inferiore”. Zigel ha stimato la temperatura: essa fu di decine di milioni di gradi. Guardando i rami bruciati nella zona del disastro Zigel capì inoltre che il calore fu istantaneo e non causato da un incendio. Zolotov, eminente geofisico, durante una spedizione da lui guidata a Tunguska tra il 1959-1960 osservò un alternarsi di parti bruciate e parti intatte in tutta la zona e un alternarsi di rami bruciati e rami incolumi nello stesso albero completamente arso. Zigel commentò: “Ciò significa che la bruciatura degli alberi fu causata da una radiazione luminosa proveniente dalla zona dell’esplosione e che le bruciature sugli alberi furono possibili solo la dove rami e foglie non schermavano la corteccia.
9) Secondo le testimonianze raccolte, la mattina dell’evento il popolo dei Tungusi osservò scariche elettriche a cielo sereno “come fulmini” che colpirono violentemente il terreno. In corrispondenza dell’epicentro gli scienziati hanno scoperto luoghi in cui l’80% degli alberi sono stati colpiti. A riprova di quanto accaduto il ritrovamento di una folgorite atipica nei pressi dell’epicentro.

Rappresentazione dei fulmini a cielo sereno prima dell’impatto del meteorite

A destra dell’immagine la folgorite ritrovata a Tunguska. La parte mancante sulla sinistra è stata usata per le relative analisi. (Fonte Costantino Paglialunga )
La folgorite è un ammasso di vetro creato dall' energia rilasciata da un fulmine o da un'analoga scarica elettrica su un terreno sabbioso ricco di quarzo. (DaWikipedia, l'enciclopedia on-line)
Da notare la differenza nell’immagine tra le folgoriti “classiche” sulla sinistra e quella anomala sulla destra recuperata a Tunguska, indice che i fulmini caduti quella mattina nella taiga non avevano un’origine naturale.
10) Si scoprì che gli alberi e le piante cresciute dopo l’esplosione del 1908 invece di raggiungere i 7-8 metri d’altezza nella loro crescita, in realtà hanno raggiunto l’altezza di 17-22 metri, dimensioni che in natura si possono conseguire solo dopo duecento o trecento anni. Il suddetto risultato è stato ottenuto in circa 60 anni. La circonferenza dei tronchi degli stessi alberi, inoltre, ha raggiunto un valore quattro volte superiore quello normale giacché gli anelli, prima del 1908, avevano uno spessore medio di 0,42 mm e dopo l’esplosione presentavano anelli dell’ordine di 5- 10 mm.
Lo scienziato Sobolev ha parlato di un cambiamento genetico per spiegare queste anomalie che hanno causato una velocità d’accrescimento come minimo 100 volte superiore a quella normale; tale effetto però afferma lo studioso, “Non può essere attribuito esclusivamente ad una esplosione nucleare o qualcosa di simile. Viene spontaneo però credere che delle radiazioni particolari, con un livello molto intenso, abbiano colpito quella vasta area ed abbiano dato uno stimolo notevole alla crescita d’ogni genere di vegetazione. Nella Tunguska non si sono verificati effetti di natura nucleare, naturalmente per come noi li conosciamo, per il semplice fatto che la vita in quella zona si è perpetuata ed accresciuta, pur avendo avuto un impulso nell’aumento di ritmo riproduttivo cellulare”.

Anelli di accrescimento di una pianta nella zona dell’esplosione di Tunguska, notare la crescita anomala dell’albero dopo il 1908. Fonte CNR Bologna

11) Sono state trovate lievi tracce di radioattività negli alberi e negli strati di ghiaccio polare risalenti al 1908.
Il Dr. N. Deskov ha raccolto voci relative ad alcune malattie che hanno interessato la popolazione locale dopo l’evento di Tunguska.
Nel 1927 i testimoni raccontarono ai ricercatori russi di una strana malattia che aveva colpito le renne: presentavano strane cicatrici sulla pelle. Si racconta di un testimone che si addentrò nella zona degli alberi abbattuti e che morì successivamente tra dolori lancinanti come se qualcosa lo stesse bruciando internamente.
Come potrebbero essersi svolti i fatti.
Sono le ore 7, 14 di quel nefasto 30 giugno 1908, un gigantesco corpo celeste penetra a gran velocità nell’atmosfera terrestre. Prima di impattare al suolo una schiera di enormi globi di plasma lo intercettano e lo distruggono. La deflagrazione produce un ' energia pari a 1000 bombe atomiche a fissione nucleare. La colonna di fuoco alta 80 Km ed il boato vengono osservati ed uditi a centinaia di chilometri di distanza, l'onda d'urto, registrata dai sismografi, compie due volte il giro della Terra.
La foresta viene rasa al suolo per oltre 2000 chilometri quadrati, ogni forma di vita rimasta nella taiga soccombe brutalmente. Ottanta milioni di alberi sono barbaramente mutilati, abbattuti, molti altri carbonizzati. Mentre ancora il mondo frastornato si domandava cos’era successo, gli sciamani insieme alle tribù sopravvissute compivano riti di ringraziamento a favore di quegli antichi quanto provvidenziali dèi che li avevano salvati. L’uomo civilizzato prenderà coscienza dell’evento solo 20 anni dopo quando nel 1927 verrà organizzata una spedizione capitanata da Leonid Kulik, geologo dell'Accademia delle Scienze, che partirà alla ricerca di un cratere che non troverà mai. Ad aspettarlo però uno scenario desolante e spettrale.
In questa indagine ho cercato di elencare tutte quegli studi che rendono ammissibile l’ipotesi appena discussa, per ulteriori informazioni e approfondimenti invito il lettore alla visione delle ricerche di: Costantino Paglialunga
e Valery Mikhailovich Uvarov Nexus n°51-57-58-59. Quest’ ultima reperibile in versione inglese su 
Bibliografia:
J.Baxter/T.Atkins – Il fuoco venuto dal cielo - Sperling & Kupfer/Milano 1978 Jack Stoneley - Tunguska: la dallo spazio - Longanesi & C. Milano 1978.
Furneaux Rupert - Spaziali in Siberia - Sugarco Edizioni 1979.
Andrei Yu. Ol'khovatov- The tectonic interpretation of the 1908 Tunguska event-Russia, Moscow 1991
N.V. Vasilyev – Il problema del meteorite di Tunguska oggi (tradotto in italiano dalla D.ssa Ilaria Alfieri) 1998.
Jonn Gribbin – Enciclopedia di Astronomia e Cosmologia – Garzanti 1998.
Nanni Riccobono - Tunguska - Rizzoli 2000.
Valery Uvarov - La misteriosa valle della morte siberiana - Nexus n° 51-57-58-59 2003-2004.
Mircea Eliade – Lo Sciamanesimo- Edizioni Mediterranee 2005.
Costantino Paglialunga – Il mistero della Tunguska 2° Edizione - 2008.
Giorgio Pattera – Dopo 100 anni il mistero di Tunguska continua – Notiziario Ufo N°74 2008.
Luca Gasparini, Enrico Bonatti e Giuseppe Longo- Il mistero di Tunguska- Le scienze N°479 2008.
Massimo Teodorani – Sfere di luce – Macro Edizioni 2008
Antonio de Blasi, Angelo Piemontese, Fabio Stefanelli- Dal caso Tunguska a 99942 Aphohis -Clueb Bologna 2008
Fonte: tunguska-siberia.blogspot.com -
(Autore: Gianluca Viappiani)
Quando gli ufologi dichiarano che molti UFOs possono essere di origine extraterrestre ed essere qui da noi esce d’incanto, dalla bocca di molti, la risatina d’ironia oppure l’affermazione “ma va la, son tutte fuffole, gli UFOs sono invenzioni“, ma quando viene detto da qualche scienziato, magari un radioastronomo, ci pensano 100 volte (o anche più) prima di controbattere. E’ questa la realtà nostrana, tutta italiana, che preferisce il gossip più becero, le veline e programmi di divulgazione misteriosofica decisamente “trash”. Ma tantè, siamo nel paese delle contraddizioni per antonomasia. Ma bisogna pur dire che anche le riviste a noi più vicine, che si occupano di Ufologia e fenomeni connessi, di correnti di pensiero e impostazione dell’argomento agli antipodi, non hanno mai parlato di un documento scientifico, portato alla ribalta a metà anni 2000, in un simposio di Bioastronomia. Il testo è presente nei volumi dei simposi e convegni della IAU (International Astronomical Union), Volume 213, 2004 dal titolo “Bioastronomy 2002: Life Among the Stars“. Il capitolo di cui ci occupiamo si intitola “Searching for Extraterrestrial Technologies Within Our Solar System“, scritto da Allen Tough (University of Toronto) e Guillermo A. Lemarchand (Instituto Argentino de Radioastronomia CONICET). Leggendolo sommariamente sembrerebbe un testo di ufologia, ma è scritto da scienziati. Vi si legge che altamente probabile ipotizzare la presenza di civiltà extraterrestri, che utilizzano piccole sonde interstellari per l’esplorazione cosmica e del nostro sistema solare. Dopo una introduzione che attesta l’elevata possibilità che esistono civiltà extraterrestri molto più vecchie e progredite della nostra, che utlizzano tecnologia pià avanzata di noi di migliaia, se non milioni di anni rispetto alla nostra tecnologia “adoloscente”, i due scienziati illustrano la possibilità che queste civiltà mandino sonde per monitorare oppure dialogare con tutte le civiltà che incontrano. I due studiosi, nella loro disamina, dichiarano che sulla Terra alcuni scienziati ed ingegneri spaziali stanno esplorando la possibilità teorica per la costruzione di sonde interstellari, che possono viaggiare ad un decimo della velocità della luce. La fattibilità di questi progetti è supportata dal lavoro d’avanguardia odierno nel campo della robotica, intelligenza artificiale, nanotecnologie e nuovi mezzi di propulsione. Facendo il paragone con ciò che sta accadendo oggi sulla Terra è altamente probabile che qualche civiltà della nostra galassia abbia già iniziato, da migliaia di anni, l’invio di sonde intelligenti di controllo in vari sistemi planetari e quindi una sonda intelligente extraterrestre potrebbe aver raggiunto già da ora il nostro sistema solare. Tra le altre cose auspicano un cambiamento radicale in seno al SETI
(Search of Extraterrestrial Intelligence), che (secondo i due studiosi) è rimasto alla vecchie nozioni di oltre 40 anni fa. Bisogna aggiornare la ricerca , basandosi su ciò che è riuscita a raggiungere la tecnologia e la scienza oggi e, soprattutto, incominciare ad accettare la presenza di sonde extraterrestri qui da noi. E, purtroppo, (affermano i due scienziati) la maggior parte dei programmi di ricerca SETI hanno ignorato oppure respinto la possibilità che sonde spaziali extraterrestri nel nostro sistema solare e sulle loro estrapolazioni di energia. Quindi dove si potrebbero scovare queste sonde? Secondo i due scienziati un oggetto alieno potrebbe essere una sonda oppure una nave spaziale e la comunità scientifica mondiale può concentrare la ricerca sulla Luna, cintura degli asteroidi oppure nei punti di equilibrio di Lagrange. In alternativa, un oggetto alieno potrebbe essere un edificio, un monumento oppure altra struttura artificiale. Addirittura nel documento si afferma che questi artefatti potrebbero essere stati creati “deliberatamente” da queste civiltà direttamente per noi, conoscendo la curiosità umana nella conoscenza e nella scoperta e affinchè un giorno l’uomo possa scoprirle e ammirarle con reverenza e bellezza. Inoltre viene ipotizzato che questi artefatti potrebbero anche essere stati conservati al di sotto della superficie di alcuni corpi celesti (forse in fessure naturali o passaggi) per proteggerli da eventuali danni causati da micrometeroriti o dalle radiazioni cosmiche. Il documento poi si inoltra su un altro approccio di ricerca, ossia quello della tecnologia, sui mezzi di propulsione e da dove ricavare energia. I due studiosi affermano che bisogna ricercare le prove di una estrazione mineraria, effettuata da queste sonde. Ciò potrebbe accadere nella cintura degli asteroidi e civiltà extraterrestri potrebbero far sistematicamente ciò, costruendo sonde autoreplicanti o le cosiddette “macchine di von Neumann”. Questa idea è stata ampiamente discussa nella sede del SETI nel corso degli anni. Un altra opzione, sempre secondo i due studiosi, è quella di ricercare prove fisiche di un oggetto artificiale extraterrestre sul pianeta Terra. Esso potrebbe essere in orbita, a terra o in un oceano. Forse (si legge nel documento) sono arrivati recentemente o milioni di anni fa. Potrebbe essere una sonda super intelligente che ci monitorizza attivamente oppure, semplicemente, una parte di scarto di una antica sonda. Davvero dichiarazioni sensazionale che se provenissero da un ufologo sarebbe stato addebitato, come minimo, un pazzo. Ma non finisce qui, vi si legge infatti che esiste la possibilità che una piccola sonda intelligente potrebbe essere nascosta tra i detriti spaziali che orbitano intorno alla Terra. Facendo un piccolo appunto non inserito nel documento in esame, questa ultima teoria non è nuova, infatti a metà anni 80 del secolo scorso il CUN (Centro Ufologico Nazionale) formulò, per primo al mondo, l’ipotesi che gli UFOs avessero usato, e usino normalmente, il fenomeno degli “sciami” meteorici per “mascherare” il loro arrivo. Si parlò quindi di “mimesi celeste”. E quindi non è peregrino pensare che utilizzino anche la mimetizzazione, “nascondensosi”, tra la spazzatura spaziale. Tornando al documento questa individuazione è estremamente difficile ma non impossibile, visto che esistono diverse agenzie di “intelligence” e di sicurezza mondiali che monitorano quitidianamente la Terra, gli oceani e lo spazio. Lo studio si concentra poi sulle dimensioni di queste sonde. Innanzitutto se le civiltà extraterrestri sono di molti secoli più avanti rispetto a noi, potrebbero aver creato dei robot super intelligenti molto tempo fa. Ma non solo, è ipotizzabile pensare (affermano i due studiosi) che possano aver inviato mini sonde di manifattura molecolare (nanotecnologie) per esplorare altri sistemi planetari. Almeno una di queste piccole, intelligenti e autonome sonde interstellari può già aver raggiunto il nostro sistema solare. E per scovarla bisogna cambiare strategia. Anzichè rilevare questa sonda possiamo “invitarla” ad interagire con noi. Ma non è tutto, i due scienziati ipotizzano che queste sonde super intelligenti, con una tecnologia di migliaia o di milioni di anni superiore alla nostra, possano facilmente monitorare le telecomunicazioni, possono imparare facilmente le principali lingue della Terra e imparare a navigare nel World Wide Web e motori di ricerca. Una conclusione davvero inquietante e sconvolgente. Che dirvi, questa è la dimostrazione che molti scienziati sono più “pazzi” e “matti” di noi ufologi e chi scrive si domanda: “se avvessimo scritto noi ciò, cosa ci avreste detto? Sono tutte bufale o ciarpame?”











