domenica 8 novembre 2009

Speciale 2020- Vi raccontiamo la biorivoluzione

Mettetevi comodi: oggi vi presentiamo il "domenica in" dei post, uno speciale sull'anno che potrebbe segnare la svolta per l'umanità. Tutti parlano del 2012 e delle sinistre profezie dei Maya (questa settimana anche al Cinema con l'omonimo film di Roland Emmerich). Noi diciamo 2020: perchè? Leggete e scoprite!

Nel 2001 il biodemografo Jay Olshansky della University of Illinois e Steven Austad, gerontologo della University of Idaho si sono lanciati in una piccola scommessa: i due studiosi sostenevano che, grazie ai prossimi avanzamenti in campo biomedico e alla tecnologia della clonazione, uno o più uomini già nati sarebbero vissuti fino al 2150. Come pagheranno la scommessa? Questo non ci è dato saperlo.

Nel 2004 ha fatto di più il mitico biogerontologo Aubrey de Grey della University of Cambridge (ci onoriamo di averlo tra i lettori di futuroprossimo): da sempre convinto longevista, teorico della vecchiaia come semplice disturbo da curare, Aubrey ha dichiarato che la prima persona in grado di vivere 1000 anni è già nata.

Poteva mancare il 'fuoriclasse' dei futurologi? Ovviamente no: nel 2007, Ray Kurzweil, un (quasi) infallibile esperto, ha dichiarato che sarà meglio prenderci un pò cura di noi stessi. Chi di noi riuscirà a sopravvivere ancora per una quindicina d'anni potrebbe beneficiare di un considerevole aumento dell'attesa di vita, fino ad una quasi immortalità raggiunta prima del 2030.

Sulla base di queste previsioni così rosee ci sentiamo di ascoltare qualche altra campana, per farci un'idea di cosa avverrà realmente tra appena un decennio. Ci permettiamo di essere scettici non già sulle conquiste scientifiche che l'uomo saprà ottenere, quanto sulla data del raggiungimento e sulla diffusione democratica di queste.

Prendete Ian Pearson, ad esempio: protagonista dell'Institute of Nanotechnology, fondatore di Futurizon (www.futurizon.com) e futurologo di professione alla British Telecommunications per 17 anni, Pearson crede che l'uomo otterrà l'immortalità, ma non certo prima del 2020: "siamo già in grado di alterare codice genetico: possiamo realizzare minuscole nanomacchine ed entro i prossimi 15 potremo vivere in corpi parzialmente sintetici. Ma ci sono ancora enormi problemi sulla 'tenuta' di queste conquiste: ci sarà una 'rivoluzione' in più fasi, che si completerà entro questo secolo con enormi risultati nella ricerca sul cancro, sui disturbi cardiaci e sulle malattie più diffuse".

Razib Khan, biologo e biochimico, la vede più o meno allo stesso modo: "C'è un 5% di possibilità che entro il 2020 l'attesa media di vita aumenterà di 20 anni, e un 95% di probabilità che resti com'è: ma da allora in poi, ogni anno l'attesa media di vita aumenterà di un anno". Come dire, nel 2020 sarà di 80 anni, nel 2021 di 81 e così via.

Infine secondo Thomas Frey, direttore esecutivo del think thank americano DaVinci Institute, gli avanzamenti in medicina saranno necessariamente più lenti di quelli nel campo dell'elettronica per gli standards di sicurezza che richiedono: tuttavia, seppure nel 2020 non nascerà un uomo immortale, parecchi dei problemi che ci sono oggi saranno minimizzati.

Quali potrebbero essere i cambiamenti chiave?

"Pelle Attiva" - Una delle tecnologie più promettenti all'orizzonte potrebbe essere quella di 'Active skin': secondo Pearson, si tratta di un'interfaccia che completerà il sistema nervoso umano, un sistema per 'stampare' circuiti direttamente sulla pelle, e magari più in profondità, andando a integrare perfino capillari e terminazioni nervose.

"Sarà possibile monitorare il flusso sanguigno e conoscere in tempo reale i dati su colesterolo, diabete e altri disturbi, con una sorta di pannello di controllo," dice Pearson. Uno degli utilizzi 'accessori' di un sistema simile sarà quello di registrare e riprodurre il piacere: "riuscire a 'catturare' i segnali nervosi e riproporli in altri momenti permetterà di provare emozioni e stati d'animo quando si desidera farlo: si potrà sperimentare l'abbraccio con un amico anche quando questi non sarà presente".

Noi vivremo di più dal 2020: e la Terra?

Vivere 2, 10 o 20 anni in più a partire dal 2020 significherà trovarsi in un mondo enormemente più affollato (se si esclude ovviamente la possibilità di una catastrofe di qualche tipo). La vera domanda è: il nostro pianeta potrà reggere?

Pearson sembra non farsene un problema: "Se tutto il pianeta avesse la densità abitativa dell'Inghilterra, ci sarebbero 75 miliardi di persone". E' un dato 10 volte più grande di quello sulla popolazione attuale, 7 volte maggiore di quello che ci si aspetta nel 2020.

Khan sostiene che il dato sulla popolazione sia sovrastimato, e che il sistema di calcolo messo in piedi negli anni '50 non prevedesse il calo delle nascite: il pianeta, secondo lui, si affollerà molto meno di quanto crediamo.

E l'inquinamento? La gestione dell'energia? Avremo petrolio a 400€ al barile? Tutt'altro. Pearson fissa il prezzo a 25€ nel 2030: "semplicemente non avremo così bisogno del petrolio come ne abbiamo ora. Per 6 mesi, ciascun metro quadro di pannelli solari nel deserto del Sahara produrrà energia equivalente a quella di un barile di petrolio. L'intero sistema produrrà 4 volte l'energia necessaria all'intero pianeta."

Che mangeremo?

Ecco, a voler trovare qualche grattacapo nel 2020, il cibo è più che un semplice dettaglio: gli esperti non puntano troppo sugli OGM e sui sistemi di ingegneria delle colture, quanto su altri sviluppi.

Khan scommette sulle colture idroponiche: "alghe ad alto valore energetico ed estesi allevamenti ittici ci forniranno tutto il nutrimento di cui abbiamo bisogno".

Secondo Frey invece, ricerca e sviluppo di "cibi intelligenti" cambieranno radicalmente le nostre abitudini alimentari (e i nostri costumi). "Il futuro dei cibi è questo: quando avremo dei sensori nel corpo in grado di fornirci tutti i dati possibili, dalla fluttuazione delle onde cerebrali al battito cardiaco, dai processi digestivi al grado di traspirazione della pelle, mangeremo esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, e ognuno conoscerà il suo personale fabbisogno. Entreremo nell'era del consumo iper-individualizzato".

Vivremo di più, ma impareremo a vivere?

Un complesso totalmente nuovo di strumenti per manipolare l'ambiente, il cibo che mangiamo e il nostro organismo produrrà uomini nuovi, e nuovi dilemmi etici: in una popolazione nutrita meglio, curata meglio e più sana, cosa sarà considerato impossibile?

Sarà un mondo 'titanico' o presuntuoso? Ci sarà qualcuno che sosterrà temi come l'eutanasia, o la fede incrollabile nella scienza impedirà a chiunque di 'morire', in qualsiasi stato esso si trovi? E cosa accadrà ai criminali, cosa diventeranno le prigioni in un mondo 'perfetto'?

Possono sembrare quesiti sciocchi e prematuri, ma attenzione: i cambiamenti procedono ad una velocità inimmaginabile. Dall'invenzione del microscopio nel tardo 1600 alla scoperta dei germi di Pasteur sono passati secoli: oggi il confine viene fissato a distanza di mesi, talvolta settimane. Potremmo non avere il lusso di riflettere così a lungo su questi problemi prima che si presentino: in ogni caso il mondo sarà sempre qualcosa di molto più complesso che un paradiso terrestre in cui si vive in eterno.


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