giovedì 25 giugno 2009

Ecco Kobian, il robot che esprime emozioni umane





Secondo gli scienziati in futuro potrà essere impiegato anche nel campo dell'assistenza infermieristica
TOKYO - E' il robot più simile agli esseri umani perché riesce a riprodurre i gesti e le emozioni che quotidianamente esprimiamo. Martedì scorso alcuni scienziati dell'Università «Waseda» di Tokyo, guidati dal professore Atsuo Takanashi, hanno presentato l'ultimo capolavoro della robotica: Kobian, il primo androide capace di comunicare sette diversi sentimenti umani. Il robot prova stupore, tristezza, gioia e altre diverse emozioni. Ogni sensazione espressa dall'androide è accompagnata da espressioni facciali o dal movimento delle labbra e delle palpebre che rendono gli atteggiamenti dell'automa molto credibili e originali.
IBRIDO - Kobian riesce anche a camminare, a percepire l'ambiente che gli sta attorno e a gesticolare. E' una sorta di ibrido, perché in esso ritroviamo alcune caratteristiche già presenti in due precedenti robot giapponesi: Wabian-2 presentato nel 2006 come il primo umanoide bipede e WE-4RII androide che già nel 2003 riusciva a riprodurre rudimentali espressioni facciali. Ma Kobian è anche molto di più: presenta un collo supertecnologico che lo aiuta a raggiungere atteggiamenti espressivi e singolari. Quando vuole manifestare gioia, Kobian allarga le braccia, sgrana gli occhi e apre la bocca, mentre quando è triste, abbassa la testa verso il basso, porta una mano vicino alla fronte e simula un gesto di dolore. Per esprimere sconcerto invece distende le mani e reclina indietro il capo. Secondo i suoi ideatori la grande capacità del robot nell'esprimere emozioni rende più semplice la vera finalità per cui è stato creato: interagire con gli essere umani e aiutare le persone anziane durante le faccende quotidiane.

ASSISTENZA INFERMIERISTICA - Gli scienziati hanno assicurato che nei prossimi mesi Kobian sarà ulteriormente sviluppato e in futuro potrà essere impiegato anche nel campo dell'assistenza infermieristica. Il professore Atsuo Takanishi dichiara che l’androide ha ancora diversi limiti visto che riesce a interagire solo attraverso la sua serie di risposte pre-programmate: «È solo un prototipo» sostiene lo studioso che però conferma che Kobian rappresenta il primo passo verso la creazione dei perfetti umanoidi. Ma è bene non farsi troppo illusioni: prima di vedere in casa degli amici umanoidi dovrà passare molto tempo. Secondo Takanishi ci vorranno almeno 10 anni prima che Kobian possa assistere autonomamente un anziano o un malato.
fonte-www.corriere.it

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